Come possono i robot essere futuri docenti?

Robot: nuovi lavoratori

In quest’epoca di disruption i robot sono già impiegati in alcuni lavori che, prima, erano di nostra competenza. Lavori cosiddetti “sporchi”, pensanti, come l’edilizia o la pulizia (anche in settori come la pulizia dei disastri nucleari). E i lavori alla scrivania, quelli che prevedono una competenza specifica? Ormai in alcuni settori i robot, l’intelligenza artificiale, hanno avuto l’onore di prendere posto dietro ad una scrivania, per semplificare alcuni processi e dare risultati, se non migliori, più veloci. Pensiamo alla Borsa: se prima era riempita di broker impegnati a strappare la quotazione migliore, adesso i complessi algoritmi hanno fatto piombare il silenzio.

Ma tra gli esperti del settore si sta facendo avanti una domanda: la scuola potrebbe diventare un sistema automatizzato?

 

Le competenze del docente

Automatizzare l’educazione sembra un traguardo molto lontano. Ogni bambino ha dei bisogni di apprendimento molto personali, apprende in modo unico, reagisce agli stimoli in modo assolutamente personale. Gli insegnanti dovrebbero saper gestire le difficoltà legate all’apprendimento e le sfide che ogni bambino porta in sé, adattando i curricula e trovando soluzioni innovative e personalizzate. In altre parole, il docente dovrebbe essere il primo ad aver lavorato sulle soft skills, per metterle in pratica nella sua classe.

L’intelligenza artificiale, come potrebbe adempiere a questo difficile, ma soprattutto creativo ruolo?

 

Garantire l’educazione per un mondo sostenibile

Nel 2015, l’UNESCO ha lanciato l’agenda per lo sviluppo sostenibile da attuare entro il 2030. Tra gli obiettivi del piano, troviamo anche l’accesso ad un’educazione di qualità per tutti, senza nessuna eccezione. L’educazione di cui si parla è fatta da docenti qualificati, realtà che purtroppo, in alcune zone del pianeta, è ancora un sogno lontano.

Per raggiungere l’obiettivo dell’UNESCO, servirebbero 20.1 milioni insegnanti. Pensare agli insegnanti robot è un’allettante proposta, che abbrevierebbe il tortuoso percorso verso l’obiettivo del 2030. L’intelligenza artificiale potrebbe avere costi minori degli insegnanti, non sentirebbe la fatica, non avrebbe bisogno di un giorno libero. E l’upgrade delle conoscenze sarebbe possibile attraverso un normale aggiornamento del sistema. Senza tenere conto dei BIAS cognitivi: essendo un robot, non trasmetterebbe alcuna scorciatoia cognitiva che altera la realtà, legata al sesso, alla nazionalità, ecc. In poco tempo sarebbe possibile offrire educazione gratuita in tutte le parti del mondo.

 

Insegnanti e robot insieme

In questo panorama futuristico, ma non troppo lontano, gli insegnanti avrebbero un ruolo nuovo e fondamentale. Sarebbero infatti a servizio dei ragazzi, individuando e supportando lo sviluppo dei bambini e dei ragazzi. L’enorme bagaglio personale che ogni insegnante porta con sé, le soft skill per l’appunto, potrebbero essere messe a disposizione dei giovani studenti, senza gli obblighi che le lezioni oggi prevedono.

I robot non avrebbero l’empatia e la creatività tipica dell’uomo, per cui si capisce come un’integrazione sia fondamentale e determinante. L’intelligenza artificiale potrebbe fornire strumenti utili per creare delle lezioni su misura su ogni studente, grazie alla tecnologia sempre più avanzata. In questo modo, ogni bambino e ragazzo potrebbe realmente lavorare allo sviluppo delproprio potenziale.

Si capisce quindi l’importanza del dialogo tra il mondo umano e quello dell’intelligenza artificiale: insieme, potrebbero arricchire il panorama dell’insegnamento, garantendo alti standard di apprendimento in ogni parte del mondo.

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