La comunicazione ai tempi del coding

Una nuova comunicazione

Gli algoritmi che fanno funzionare le applicazioni che usiamo quotidianamente per restare in contatto con il mondo o per fare acquisti e molto altro ancora, ci stanno abituando ad una comunicazione efficiente. Se ci pensiamo, siamo sempre più abituati ad ottenere informazioni semplici, chiare, per poter accelerare il processo decisionale. I chatbot, software progettati per simulare una conversazione con un essere umano, sono un’espressione dell’intelligenza artificiale sempre più presente nella nostra vita. Si pensi per esempio agli assistenti virtuali, come Alexa, Google Duplex, Siri, Cortana.

La comunicazione efficiente porta sicuramente dei miglioramenti: possiamo scegliere meglio e più velocemente. Ma come tutte le cose, c’è un aspetto in ombra che richiede una riflessione, e cioè la comunicazione empatica. Quante volte, quando cerchiamo qualcosa, ci affidiamo ad un motore di ricerca, anziché chiedere ad amici e parenti, o persone esperte della cosa che stiamo cercando? L’immediatezza della risposta ci fa preferire il web come prima fonte da cui prendere informazioni. Minimo sforzo, massima resa. Nel mondo del lavoro o a casa la situazione non è diversa: sono molti i messaggi da gestire, smistare, gli obiettivi da raggiungere. Un chatbot può snellire e facilitare il lavoro, è indubbio.

L’empatia ai tempi della comunicazione digitale

La tecnologia ci permette di fare passi da gigante. Ma non scordiamoci che è l’uomo che resta al centro del bisogno della tecnologia. Non è il contrario. Per cui, l’intelligenza artificiale è fondamentale per il miglioramento degli ambienti di lavoro e, in futuro sempre più vicino, della scuola. Non possiamo però prescindere dall’importanza dell’uso dell’empatia. Questa soft skill è definita come

la capacità di porsi in maniera immediata nello stato d’animo o nella situazione di un’altra persona, con nessuna o scarsa partecipazione emotiva.

Saper ascoltare un bisogno e saper dare delle risposte in un certo modo, sapersi mettere nei panni dell’interlocutore è una caratteristica fondamentale nel mondo che stiamo vivendo. Riflettiamo: quanto lasciamo trasparire nella comunicazione l’empatia al giorno d’oggi? Al telefono o dal vivo imitiamo la chat (quante volte ci salutiamo dicendoci “un abbraccio” senza darcelo veramente?). Tendiamo a chiudere velocemente per poter procedere con il resto delle cose che dobbiamo fare. Per non parlare delle emoji, che sintetizzano, ma non ci riescono mai appieno, emozioni e sentimenti.

In altre parole, ci stiamo allontanando dai tre aspetti basilari dell’empatia: l’attesa, la comprensione e l’attenzione dedicata. Ma la tecnologia non nasce con questo scopo. La “luce” che illumina la zona d’ombra della tecnologia è l’educazione. Imparare l’empatia è possibile, anche abbinandolo allo sviluppo del pensiero computazionale. L’apprendimento di entrambe permette un confronto costante tra due emisferi del cervello, ma anche una maggiore comprensione di quella che è la realtà.

La tecnologia ci permette, ogni giorno di più, di creare macchine in grado di svolgere il lavoro di routine, contraddistinto da pensiero veloce-superficiale; il lavoro lento-creativo dovrebbe essere gestito dalle persone con più cura e tempo a disposizione. L’empatia è il driver che orienta la creatività e apporta miglioramenti anche alle macchine. Molte delle professioni di oggi dovranno mutare e capire come migliorare questo approccio, sviluppando una comunicazione empatica.

Un corso dedicato a coding ed empatia nei laboratori pomeridiani Talentikacademy

La Talentikacademy ha creato un corso ad hoc, per aiutare i bambini a far dialogare i due emisferi del cervello: accompagnati dal docente Alessandro Biagetti,  affronteranno il tema attraverso tante attività per sviluppare il pensiero computazionale e le soft skill.

Strategia e bellezza, pensiero computazionale e intuito empatico, analisi e sintesi, efficienza e gratuità.  Tra le prime competenze di cui abbiamo bisogno c’è sicuramente quella di far dialogare i molteplici aspetti della nostra esperienza o, in un’altra ottica, i due emisferi del nostro cervello così irriducibili l’uno all’altro eppure così vicini. Il corso si propone di esplorarle con tante attività ludiche per sviluppare armonicamente il pensiero computazionale (coding), l’intelligenza emotiva e la creatività.

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