Come formare i NEET? Ecco un nuovo bando della Regione.

La Regione Toscana ha lanciato un nuovo bando a sportello per finanziare percorsi dedicati ai Neet, i ragazzi di età compresa tra i 18 e i 29 anni di età, con specifici requisiti.

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Il bando è rivolto anche alle aziende che potranno rivolgersi a Talentika per strutturare dei percorsi che formino a precisi bisogni aziendali, creando un ciclo virtuoso tra domanda e offerta.

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La formazione dei giovani e degli adulti, al pari dell’educazione per i bambini, è fondamentale. Saper creare dei percorsi che abbiano una reale applicazione nel mondo del lavoro, sia per chi vi si stia avvicinando, sia per chi vi è già inserito, è una grande responsabilità in un mondo che sta cambiando a ritmi sempre più veloci.

Una nuova visione del mondo del lavoro

La crescita esponenziale dell’innovazione tecnologica sta cambiando il paradigma del mondo del lavoro per come lo abbiamo sempre concepito. L’intelligenza artificiale, la robotica, le tecnologie immersive cambiano radicalmente il modo di pensare e realizzare il lavoro. Cambia così il modo in cui raggiungiamo gli obiettivi, grazie a nuovi strumenti e nuove modalità di percepire e vivere la realtà. I device sempre più intelligenti, le distanze sempre più accorciate: si tratta di benefici che rendono il lavoro più smart, più veloce, più efficiente. Ma allo stesso tempo, la disruption, il cambiamento esponenziale a cui stiamo assistendo, fa emergere un nuovo modo di concepire l’essere umano. Non si può parlare infatti solo di tecnologia. Grazie ad essa, l’essere umano prende, o riprende, un nuovo spazio, più “suo”. 

L’innovazione tecnologica oggi interviene per supportare l’uomo, sostituendolo nei lavori ripetitivi, pericolosi, pesanti, dando strumenti per fare previsioni e trovare soluzioni on time e adatti alla situazione. Il World Economic Forum stima che entro il 2022 le aziende si doteranno di diverse tipologie di robot. Non si tratta più di momenti di eccellenza, riservato a poche aziende in tutto il mondo, bensì diventa un fenomeno generalizzato. Ma non si tratta di scenari futuristi immaginati dai film, in cui le macchine comandano al posto e sull’uomo. Ogni settore industriale, infatti, inserirà quelle che oggi vengono chiamate tecnologie emergenti.

Sempre secondo il WEF, oggi l’uomo porta a termine il 71% degli obiettivi aziendali, mentre le macchine solo il 29%. Ma il panorama generale dovrebbe cambiare e, intorno al 2022, le percentuali si avvicineranno al 50% per entrambi. Dopo il 2022, si stima che le macchine sorpasseranno l’essere umano, grazie ai sorprendenti passi in avanti che sta facendo la potenza di calcolo e l’intelligenza artificiale. Le macchine potranno sempre di più comunicare, interagire, coordinare, gestire, fare previsioni, velocizzando e migliorando il raggiungimento di obiettivi di qualsiasi tipologia. Si capisce come sia fondamentale, in questo passaggio, che l’essere umano sappia gestire, a tutti i livelli, la tecnologia in tutte le sue sfaccettature, per poterla indirizzare nel migliore dei modi.

Un altro fattore determinante, dato dall’avvento delle nuove tecnologie, è il cambiamento a cui assistiamo nelle tipologie del lavoro. Entro il 2022, molte delle professioni nate con l’avvento delle nuove tecnologie cresceranno del 10% circa. Lo stesso valore, ma in negativo, è stimato per tutte le professioni che sono considerate ormai obsolete.

Il World Economic Forum stima che circa 75 milioni di lavori attualmente svolti spariranno perché l’interazione tra robotica, intelligenza artificiale e l’essere umano andrà a semplificare e velocizzare alcuni ruoli. Ma il dato non è negativo, se letto nel suo complesso. Saranno infatti 133 milioni le nuove professionalità che emergeranno e si affermeranno nel mondo del lavoro. Tutto sta nel saper identificare quali siano le skill necessarie ed introdurle nel sistema educativo per non creare un gap di professioni, come quello a cui stiamo assistendo in questo momento.

Nell’insieme, tutti questi cambiamenti danno un segnale estremamente positivo per l’essere umano che comincia a svincolarsi da lavori ripetitivi e faticosi o noiosi, riprendosi il giusto spazio e ruolo. La forza creativa e le altre soft skill che lo rendono così speciale ed unico, danno all’uomo una grande spinta verso l’evoluzione di tutta la specie, per raggiungere una realizzazione personale, coltivando e concentrandosi sullo sviluppo del proprio talento (anche grazie agli strumenti che l’innovazione tecnologica oggi offre) e raggiungendo un benessere condiviso con il resto della società. Grazie all’innovazione tecnologica, infatti, l’uomo può auspicare di riprendere il proprio spazio creativo, manageriale (nel senso di gestione del proprio lavoro e della propria vita) e dedicarsi a questioni di alto profilo per il miglioramento dell’umanità.

Come preparare le nuove generazioni al cambiamento del mondo del lavoro?

Osservando la realtà in quest’ottica, un interrogativo viene spontaneo: stiamo preparando le nuove generazioni al riconoscimento del proprio talento e supportandone lo sviluppo? Il sistema scolastico italiano, a qualsiasi livello, sta preparando i futuri uomini e donne a vivere e cogliere le opportunità che il cambiamento in corso offre?  

Sempre il World Economic Forum stima che gli impiegati, dopo il 2022 avranno bisogno di 101 giorni di formazione all’anno per mantenersi aggiornati e poter svolgere le professioni che serviranno nel futuro. In questo momento assistiamo ad un gap di competenze: per la digital transformation le aziende preferiscono richiedere un supporto, esternalizzando le competenze per aggiornare la propria realtà. Si intuisce che questo movimento non potrà continuare all’infinito. Le aziende hanno la responsabilità, anche nei confronti dei loro dipendenti, di offrire formazione e supporto ai propri dipendenti per poter garantire una crescita individuale e aziendale. Il bisogno di formazione in questo momento è un sintomo di cambiamento: in un momento così delicato di evoluzione per l’essere umano, la formazione, e ancora prima l’educazione, diventano strategici per essere consapevoli del mutamento in atto per poter riscrivere il mondo del lavoro a nostra immagine e somiglianza.

Il mondo dei NEET in Italia

Tornando al sistema educativo, prendiamo in considerazione alcuni numeri. Nel 2018 i dati Eurostat dichiarano che l’Italia è il Paese più vecchio d’Europa e quello che possiede il maggior numero di NEET – “Not in Education, Employment or Training” – ovvero giovani. I giovani Neet italiani tra i 20 e i 34 anni sono il 28,9%. Un dato che è in calo rispetto a quello dell’anno precedente, che era al 29,5%, ma che rimane troppo alto, soprattutto perché è quasi il doppio della media europea. In Europa, infatti, i Neet tra i 20 e i 34 anni sono il 17,2% nei Paesi dell’Euro e il 16,5% in tutta l’Unione Europea. Il nostro Paese segue anche la Grecia, dove i giovani inattivi sono al 26,8%. Al terzo posto c’è la Bulgaria con il 20,9% dei giovani inattivi, subito troviamo la Romania con il 20,6%, la Slovacchia con il 20% e poi la Spagna con il 19,6%. I Paesi più virtuosi sono il Lussemburgo con il 9,9% di Neet, i Paesi Bassi con l’8,4% e la Svezia con appena l’8% di giovani inattivi. Incrociando i dati di Eurostat con quelli dell’Istat, che riguardano la fascia 15-34 anni, il numero dei Neet in Italia supera i 3 milioni. Anche per questi motivi, l’Italia si conferma un Paese con pochissime possibilità economiche per i giovani, con scarse possibilità occupazionali che negli ultimi anni hanno aumentato la “fuga” dei giovani italiani all’estero. Chi resta non si impegna né nello studio, né nel cercare un impiego. Perché impegnarsi se il sistema non offre opportunità attrattive?

Il sistema scolastico, dall’infanzia fino al sistema universitario, necessita di un vento di cambiamento che tenga conto dei grandi cambiamenti ma, soprattutto, che concentri l’attenzione sulle potenzialità di ogni essere umano. La scuola oggi, a tutti i livelli, non ha bisogno solo dell’apporto delle nuove tecnologie, a cui, per altro, i bambini dovrebbero essere accompagnati al fine di sviluppare un’educazione consapevole ai device.

La scuola dovrebbe focalizzare i propri sforzi nello sviluppo di quelle competenze tipiche dell’essere umano, le soft skill, come la creatività, il pensiero laterale, la leadership, l’intelligenza emotiva, la flessibilità, ed allo stesso tempo creare un mindset aperto all’innovazione per far sì che i “nuovi” uomini e donne siano aperti ai cambiamenti ed alle innumerevoli opportunità che questi offrono. Le soft skill potranno essere il supporto per lo sviluppo del talento, unico e particolare, che ogni essere umano porta con sé.

Il cambiamento può nascere solo da un impegno continuo di tutte le parti che entrano in gioco nel processo formativo. Per questo, grazie al supporto della Regione Toscana e del “Piano di attuazione della Garanzia per i giovani della Regione Toscana”, Talentika si impegna a creare dei percorsi formativi che diano strumenti concreti per inserire i giovani NEET, compresi tra i 18 e i 29 anni, nel mondo del lavoro.

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